Discordia tra gli abelisti: il caso Cavadi

Brillante protagonista di metà della scorsa stagione; escluso a sorpresa dal tecnico abelista Giardina, che lo accusava di voler imporre magliette e poltrone per gli uomini del suo clan; acquistato per due arancini dal Real Caino dopo la clamorosa rottura col suo allenatore («Giardina? aveva dichiarato alla stampa Oltre che cesso come giocatore, è pure incompetente come mister»); tornato in maglia abelista dopo aver capito che Faillaci non gli avrebbe garantito né un posto da titolare né un posto di assessore; nuovamente escluso dallo Sporting, all'inizio della stagione 2000/2001, per far posto al cugino della fidanzata di Giardina; rientrato in campo alla seconda giornata con tante scuse dell’allenatore («Io credo molto in lui ha dichiarato Giardina e poi mica potevo giocare con un uomo in meno»). Sono queste le tappe più recenti della carriera di Andrea Clemente Cavadi, uno dei pochi abelisti disposti a ribellarsi allo strapotere del loro capo, uno dei tanti abelisti pronti a scendere in campo quando il capo chiama: più che una bandiera, una banderuola.
«Io sono un professionista», si difende Cavadi. E su questo non ci piove. Si ricorda ancora di quando, ventotto anni fa, alla domanda del prete che doveva battezzarlo («Rinunci a Satana?»), il piccolo Andrea Clemente, ancora in fasce, rispose tra lo stupore generale: «Vorrei prima sapere che ingaggio mi offre la Chiesa cattolica». La sua brillante carriera e il suo pensiero sul calcio si riassumono in una semplice frase: «Da sempre ho nel cuore una sola bandiera. Di che colore? Non lo so. Io sono daltonico». Gli abelisti lo utilizzano poco e male. Giardina lo accusa di pacchiottismo («E' troppo onesto dice per giocare con noi»). Ma poi confessa di non volersene privare: «Nessuna cifra potrebbe ripagarmi del piacere di lasciarlo in tribuna». Nonostante il voltafaccia dei due arancini e la sua masochistica ostinazione a giocare con l'Abele, Faillaci, tecnico del Real Caino, continua a stimarlo ed a volergli bene: «Per me afferma il mister della squadra campione Cavadi resta un grande giocatore. Che voto gli metterei? Sicuramente un nove: otto all'atleta, uno all’uomo».